Arriverà anche nel 2026 il 27 gennaio e ci troveremo ad interrogarci e a chiederci se e come, con quali contenuti, quale approccio…
L’inquietudine che da tempo provavamo di fronte a una data che rischia la banalizzazione, la sacralizzazione e la monumentalizzazione si è fatta cocente dopo il 7 ottobre 2023. Sentiamo il dovere che il 27 gennaio non riproponga una ripetizione rassicurante di parole d’ordine che cadono nel vuoto ma che le nostre parole precipitino nell’oggi e dicano che deportazioni, razzismo, colonialismo, massacri e i dispositivi culturali che li costruiscono – propaganda, disinformazione, disumanizzazione del nemico…. – ci fanno orrore nel passato e nell’oggi, e l’oggi è innanzitutto GAZA.
Questa equazione, che può apparire semplice e diretta, implica questioni complesse, perciò abbiamo raccolto contributi che propongono posizioni diverse.
Sono contributi anche impegnativi, difficili e spinosi quanto spinosa è la questione per aiutarci a ragionare, per sostenere una cittadinanza attiva e critica.
Una lettura che può accompagnarci nelle prossime settimane e farci arrivare un poco più consapevoli al 27 gennaio 2026.
Gabriella Cremaschi, Presidente della Fondazione Serughetti La Porta
INDICE DEI CONTENUTI
01 / Il dibattito sull’antisemitismo
02 / Shoah, la memoria tra Europa e Gaza
03 / Olocausto e Nakba. Per una nuova grammatica del trauma
01 / Il dibattito sull’antisemitismo
Nel suo ultimo libro Valentina Pisanty, docente di semiologia all’Università di Bergamo, riassume e raccoglie il dibattito sull’antisemitismo che si è acceso in questi mesi e tenta di fornire una risposta al seguente interrogativo: «come sia possibile che, in nome della Memoria, abbiamo collettivamente spalancato le porte al ritorno degli ultranazionalisti in Europa e al loro consolidamento in Israele». In questa sezione proponiamo alcuni contributi al tema con una recensione del libro e un’intervista all’autrice.
L’ANTISEMITISMO OSTAGGIO DELL’AGENDA POLITICA
Piccolo dizionario delle parole chiave
Viviamo ormai dentro una logica di guerra?
La memoria non può essere una clava
→ L‘ANTISEMITISMO OSTAGGIO DELL’AGENDA POLITICA
Intervista alla semiologa Valentina Pisanty
Montesano, B. (2025, 7 ottobre). L’antisemitismo ostaggio dell’agenda politica. il manifesto
Va ricostruita la genealogia del pregiudizio per sradicarlo, non farne una risorsa. (…)
ilmanifesto.it
Negli ultimi 30 anni le istituzioni della memoria americane ed europee si sono progressivamente allineate rispetto all’agenda delle destre israeliane al governo. La lotta contro l’antisemitismo è stata strumentalizzata per delimitare il perimetro del discorso legittimo. Il nemico è più l’antisemitismo come forma specifica di razzismo, ma l’antisionismo, definito come presunta metamorfosi dell’antisemitismo storico.

→ PICCOLO DIZIONARIO DELLE PAROLE CHIAVE
Questo articolo di Stefano Levi Della Torre ha lo scopo di riflettere, attraverso l’utilizzo di parole chiave, su alcuni tra i concetti più frequentemente dibattuti nell’analisi della contemporaneità, soprattutto con riferimento al contesto mediorientale. I termini su cui si è concentrato l’autore sono: antisemitismo, sionismo e antisionismo, terrorismo, Memoria della Shoah, genocidio, Davide e Golia.
Levi Della Torre S. (2024, 26 marzo). Piccolo dizionario delle parole chiave (nella situazione attuale). Gariwo Mag.
→ VIVIAMO ORMAI DENTRO UNA LOGICA DI GUERRA?
Su “Antisemita. Una parola in ostaggio” di Valentina Pisanty.
Lo Vetere, D. (2025, 16 aprile). Viviamo ormai dentro una logica di guerra? La letteratura e noi.
Ai governi della nuova destra radicale mondiale fa comodo avere tra le mani uno strumento di delegittimazione e di criminalizzazione degli avversari così perfettamente oliato come l’accusa di “nuovo antisemita”.
laletteraturaenoi.it
→ LA MEMORIA NON può ESSERE UNA CLAVA
Cannavò, S. – Traverso, E. (2024, 27 gennaio). La memoria non può essere una clava. Jacobin.
Il Giorno della Memoria ha un senso se serve ad affermare che dopo l’Olocausto non possiamo più tollerare nessuna forma di esclusione, discriminazione e oppressione; quindi oggi significa anche manifestare per fermare la distruzione di Gaza e una guerra che sta prendendo dei tratti genocidi. La memoria è il frutto di un’interazione permanente tra passato e presente, non si può conservare in vitro come una reliquia. Se commemorare l’Olocausto significa ricordare il genocidio degli ebrei per separarlo da tutto quello che è avvenuto dopo, o peggio per giustificare la guerra a Gaza, credo sia il modo peggiore di commemorare l’Olocausto.
jacobinitalia.it
02 / Shoah, la memoria tra Europa e Gaza
In che modo possiamo continuare a celebrare questa giornata – si chiede Anna Foa – senza dimenticare l’orrore di oggi, le decine di migliaia di civili uccisi a Gaza, la distruzione della Striscia, delle sue case, delle sue scuole, dei suoi ospedali ad opera di un governo, quello israeliano, che si proclama erede degli ebrei assassinati nella Shoah? Questo è il nocciolo della questione: c’è un prima e un dopo il 7 ottobre rispetto alle celebrazioni del Giorno della Memoria?
Abbiamo scelto numerosi contributi per presentare posizioni diverse: è una diversità che vale la pena affrontare per non sfuggire alla complessità del tema che il nostro tempo richiede. Nella selezione abbiamo recuperato anche alcuni articoli non recentissimi, spesso pubblicati in prossimità del Giorno della Memoria del 2024 e 2025, perché li riteniamo interessanti per la loro rilevanza e attualità.

Capire l’Olocausto e affrontare la verità anche sul presente
Shoah, la memoria tra Europa e Gaza
Per un buon uso della storia. Intorno al Giorno della Memoria
La memoria della Shoà: due posizioni in conflitto
All’ombra dell’Olocausto
Una cattiva memoria dell’Olocausto
La catastrofe senza gli ebrei, le conseguenze del 7 ottobre
La guerra non può impedire di ricordare bisogna evitare che l’orrore si ripeta
Si può ricordare Gaza il 27 gennaio? Una riflessione
Sono uno studioso del genocidio, ne riconosco uno quando lo vedo
La Shoah dopo Gaza
→ Capire l’Olocausto e affrontare la verità anche sul presente
La Giornata della Memoria non può più essere quella a lungo celebrata e vissuta dopo la tragedia della Shoah
Parenzo, S. (2025, 27 gennaio). Capire l’Olocausto e affrontare la verità anche sul presente. Naufraghi-e podcast.
→ Shoah, la memoria tra Europa e Gaza
Montesano, B. (2025, 27 gennaio). Shoah, la memoria tra Europa e Gaza. MicroMega.
A che serve ricordare se le vittime di un genocidio ne compiono un altro? Questa la domanda che in tanti si faranno in questi giorni. L’idea che “le vittime diventino carnefici” è turpe – ed antica: circola in relazione ad Israele dagli anni Settanta. I sei milioni morti durante la Shoah non si sono però risvegliati per uccidere i palestinesi sulla scorta della lezione appresa. Al contempo, è senz’altro paradossale ricordare un genocidio mentre si assiste a quello che diversi studiosi, tra la storia e il diritto, ritengono tale – per lo più se avviene per mano del governo di uno Stato sorto dalle ceneri della Shoah.
micromega.net
→ Per un buon uso della storia. Intorno al Giorno della Memoria
Greppi, C. (2024, 19 gennaio). Per un buon uso della storia. Intorno al Giorno della Memoria. Gariwo Mag.
Due intenti genocidari più o meno a macchia di leopardo non si giustificano l’un l’altro; semplicemente, nella loro coimplicazione reciproca ci fanno sprofondare nell’orrore (lo ha scritto recentemente Slavoj Žižek). Nell’orrore e nelle contraddizioni. Riconoscerlo non ci rende antisemiti, né islamofobi; non mette in discussione la legittimità dell’esistenza di Israele, né il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi oppressi da tre quarti di secolo – due istanze che appaiono sempre più inconciliabili, e in questo sì, i due “opposti estremismi” sono indubitabilmente alleati, con il loro viscerale identitarismo più o meno teocratico.
gariwo.net
→ La memoria della Shoà: due posizioni in conflitto
Levi Della Torre S. (2025, 27 gennaio). La memoria della Shoà: due posizioni in conflitto. Gli asini.
Che cosa ci saremmo aspettati? Che quell’atrocità organizzata su vasta scala e senza limiti non potesse venir condotta se non da esseri “disumani”. Questa era la nostra aspettativa “logica”. Un’aspettativa in un certo senso rassicurante: gente normale come noi non arriverebbe mai a fare simili cose; solo dei sadici patologici potrebbero spingersi a tanto, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Questo ci viene in mente, ed è un nostro meccanismo di riparo dall’orrore: spontaneamente cerchiamo un sollievo dall’angoscia pensando “logicamente” che, nel suo complesso, il personale del Lager fosse di una specie animale diversa da noi. Invece il Reich hitleriano e il sistema dei Lager erano la gigantesca e mostruosa organizzazione della normalità umana, la mobilitazione ideologica verso obiettivi mostruosi della banalità che è in ognuno di noi.
gliasinirivista.org
→ All’ombra dell’Olocausto
Come la politica della memoria in Europa oscura quello che vediamo oggi in Israele e a Gaza
Gessen, M. (2024, 19 gennaio). All’ombra dell’olocausto. Internazionale.
→ Una cattiva memoria dell’Olocausto
La vertigine d’Israele. Sul significato della memoria dell’Olocausto in una realtà in cui Israele e gran parte dell’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e la Germania, stanno commettendo o sostenendo un genocidio.
Goldberg, A. (2025, 9 agosto). Una cattiva memoria dell’Olocausto. il manifesto.
→ La catastrofe senza gli ebrei, le conseguenze del 7 ottobre
La guerra dopo il 7 ottobre è stata l’occasione per riproporre antichissimi stereotipi antigiudaici. È la prova che ci sono sempre state due Giornate della memoria: una vissuta dalla minoranza ebraica e un’altra che trasformava il crimine anti-ebraico in un generico crimine contro l’umanità. Finché questi due estremi del crimine universale e dell’esperienza particolare non viaggeranno insieme, la Giornata della memoria potrà persino essere uno strumento capace di alimentare l’antisemitismo.
Assael, D. (2025, 27 gennaio). La catastrofe senza gli ebrei, le conseguenze del 7 ottobre. Domani.
Inutile negarlo, c’è un Giorno della memoria prima del 7 ottobre e uno dopo. Il contesto è noto: la guerra seguita al 7 ottobre è stata l’occasione per riproporre antichissimi stereotipi antigiudaici, che hanno assunto nuove vesti nell’immensa sproporzione fra l’attenzione che questo conflitto ha generato nelle opinioni pubbliche occidentali rispetto ad altri, persino più tragici, che si stanno consumando sotto i nostri occhi.
Domani
→ La guerra non può impedire di ricordare bisogna evitare che l’orrore si ripeta
Come possiamo raccontare la volontà nazista di distruggere quella che definiva la “razza ebraica”, senza condannare il razzismo espresso quotidianamente dalla destra ebraica più estremista nei confronti dei palestinesi? Queste cose succedono ora, e non molto lontano da noi. Come non volerle fermare? Gli orrori della guerra di Gaza hanno per sempre annullato il posto privilegiato degli ebrei come vittime.
Foa, A. (2025, 27 gennaio). La guerra non può impedire di ricordare bisogna evitare che l’orrore si ripeta. La Stampa.
(…) molti sono gli elementi che accomunano i massacri dei civili fra loro, massacri che l’elaborazione giuridica successiva alla Shoah ha cercato di arginare definendoli come crimini e creando tribunali volti a combatterli. Un processo, quello della creazione di un diritto internazionale, ora tradito e messo direttamente sotto accusa, in primis proprio da Israele. Un processo che ha affiancato, è stato parte, di quello della costruzione della memoria della Shoah, della volontà del suo superamento.
La Stampa
→ Si può ricordare Gaza il 27 gennaio? Una riflessione
Levis Sullam, S. (2025, 27 gennaio). Si può ricordare Gaza il 27 gennaio? Una riflessione. Le parole e le cose.
Gaza (o il 7 ottobre) non sono Auschwitz e quest’ultimo è ciò che certamente dobbiamo in primo luogo ricordare. Ma nelle nostre riflessioni e nei moniti contro le politiche statuali dell’identità, le violenze di massa, la sopraffazione collettiva dell’altro, credo possa esserci spazio anche per Gaza, quando riflettiamo sull’oggi, se non vogliamo che le nostre coscienze restino intorpidite anche nel Giorno della Memoria.
leparoleelecose.it
→ Sono uno studioso del genocidio, ne riconosco uno quando lo vedo
Bartov, O. (2025, 25 luglio). Sono uno studioso del genocidio, ne riconosco uno quando lo vedo. Internazionale.
La mia conclusione inevitabile è che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese. Sono cresciuto in una famiglia sionista, ho vissuto la prima metà della mia vita in Israele, ho prestato servizio nell’esercito israeliano come soldato e ufficiale e ho trascorso gran parte della mia carriera studiando e scrivendo sui crimini di guerra e sull’Olocausto, quindi è stata per me una conclusione dolorosa da raggiungere, a cui ho resistito il più a lungo possibile. Ma ho tenuto corsi sul genocidio per un quarto di secolo. So riconoscere un genocidio quando lo vedo.
internazionale.it
→ La Shoah dopo Gaza
Mishra, P. (2024, 9 maggio). La Shoah dopo Gaza. Assopace Palestina.
Primo Levi, che conobbe gli orrori di Auschwitz nello stesso periodo di Améry e sentiva anch’egli un’affinità emotiva con il nuovo stato ebraico, organizzò rapidamente una lettera aperta di protesta e rilasciò un’intervista in cui affermava che “Israele sta rapidamente cadendo in un isolamento totale… Dobbiamo soffocare gli impulsi alla solidarietà emotiva con Israele per ragionare freddamente sugli errori dell’attuale classe dirigente israeliana. Sbarazzarci di quella classe dirigente”
assopacepalestina.org
03 / Olocausto e Nakba. Per una nuova grammatica del trauma
Il libro che da il titolo a questa sezione è una raccolta di saggi che invitano a riflettere sul conflitto Israele-Palestina con la lente della ricostruzione storica e con alcuni strumenti – storici, psicologici, sociologici, letterari – tra cui quello della ‘dislocazione empatica’ che cerca di far spazio al proprio e all’altrui trauma storico. Gli autori e le autrici (ebrei israeliani e palestinesi) esaminano le interconnessioni storiche, politiche e culturali tra Olocausto e Nakba, senza offuscare le tante e profonde differenze. Una rassegna di scritti interdisciplinari per rompere un tabù, mettere in relazione esperienze traumatiche e ripensare modelli radicati di memoria. Un’opera che cerca una nuova grammatica storica e politica per aprire a un reciproco riconoscimento. La traduzione italiana (OLOCAUSTO E NAKBA. Narrazioni tra storia e trauma, a cura di B. Bashir e A. Goldberg, Zikkaron, 2023) è stata promossa nell’ambito della comunità della Piccola famiglia dell’Annunziata di Montesole.
Proponiamo qui alcune recensioni e approfondimenti.
Olocausto e Nakba
Il legame storico e traumatico tra Shoah e Nakba
Shoah e Nakba. Storie e traumi
Restituimmo la chiave
Bashir e Goldberg


→ Olocausto e Nakba
A proposito di OLOCAUSTO E NAKBA. Narrazioni tra storia e trauma, a cura di B. Bashir e A. Goldberg, Zikkaron, 2023
Stefani, P. (2024, 15 gennaio). Narrazioni tra storia e trauma. Il Regno Attualità.
Che la Shoah e la Nakba siano tuttora riferimenti fondamentali, sia pure in maniera differente, delle due identità nazionali israeliana e palestinese è dato sicuro. Esse vanno confrontate non già come eventi bensì come memorie.
Il Regno
→ Il legame storico e traumatico tra Shoah e Nakba
Barchi, A. (2024, 1 febbraio). Il legame storico e traumatico tra Shoah e Nakba. Settimana News.
→ Shoah e Nakba. Storie e traumi
Bidussa, D. (2024, 27 gennaio). Shoah e Nakba. Storie e traumi. Doppiozero.
Il «Giorno della memoria» 2024 si preannuncia come un’occasione altamente conflittuale.
doppiozero.it
→ Restituimmo la chiave
Confino, A. (2025, luglio-agosto). Restituimmo la chiave. Una Città.
Nel 1949, Genya e Henryk Kowalski, sopravvissuti all’Olocausto, rifiutarono di ricevere una casa abbandonata a Jaffa. Cosa sarebbe successo se la parte vittoriosa avesse rispettato la proprietà e i diritti dei palestinesi? Se avesse esercitato una politica basata sul principio biblico “ciò che è odioso per te non farlo agli altri”? Perché la storia controfattuale può essere un buon modo di pensare al passato. Una relazione del 2020 dello storico Alon Confino.
unacitta.it
Sono stati pochi gli ebrei che hanno rifiutato d’impossessarsi di una casa palestinese abbandonata e in Israele non c’è alcun elenco che onori questi «giusti tra gli ebrei».
→ Bashir e Goldberg «Un binazionalismo egualitario dalle memorie di Shoah e Nakba»
Meghnagi, M. – Levis Sullam, S. (2025, 26 ottobre). Bashir e Goldberg: «Un binazionalismo egualitario dalle memorie di Shoah e Nakba». il manifesto.
Israele/Palestina. Intervista al teorico politico palestinese e allo storico israeliano, guide di un dialogo collettivo che ha condotto al progetto “Olocausto e Nakba”: «Le due tragedie non vanno né equiparate né isolate, ma pensate insieme: l’uno è entrato nella costituzione politica dell’altro. Sono due eventi storici fondativi intrecciati»
il manifesto
La cura e la selezione dei materiali proposti in questa newsletter è di Fabio Amigoni.
Altri materiali
Tutti i materiali che abbiamo prodotto in questi due anni sono visionabili nella Raccolta tematica dedicata al conflitto.
Nella Raccolta tematica La porta per il Giorno della Memoria sono raccolti, altresì, tutti i materiali prodotti dalla Fondazione attorno al 27 gennaio