“Due anni dopo, il 7 ottobre non è più soltanto una data impressa nel calendario del dolore: è una linea di frattura nella coscienza del mondo. Quel giorno ha scosso le fondamenta del diritto internazionale, della politica e persino della percezione morale che l’umanità ha di se stessa. Rileggere oggi quella tragedia significa guardare non solo alle 1.194 vite spezzate in Israele, ma anche alle decine di migliaia di palestinesi uccisi, feriti o sfollati nella risposta che ne è seguita. Significa riconoscere che la catena di violenze non è iniziata né finita allora, ma che da quel giorno la giustizia ha cominciato a reclamare con più forza il proprio spazio. (…)“
Widad Tamini, La giustizia condizione necessaria alla pace, 7 ottobre 2025, il manifesto
Alcuni contributi per approfondire
In queste settimane, attraversate da sentimenti molto diversi e per certi versi contrastanti, ancora una volta cerchiamo voci che ci aiutino a capire e approfondire. Senza pretese di esaustività e tempestività, siamo stati lontani da qualsiasi commento sul cessate il fuoco firmato lunedì 13 ottobre a Sharm El Sheikh. Ci vorrà del tempo per valutare la sua effettiva tenuta: per ora è grande il sollievo delle vite risparmiate in questi pochi giorni.
Abbiamo selezionato contributi usciti attorno al 7 ottobre, una sorta di playlist da leggere, ascoltare, guardare con calma e tornare a riprendere quando ce ne sarà bisogno; sono suggerimenti di lettura: quelli che ci siamo scambiati tra noi, quelli degli autori e delle autrici che leggiamo di solito e che abbiamo ospitato più di una volta alla Porta, quelli che potrebbero esservi sfuggiti.
Torneremo su molti altri aspetti non affrontati in questa newsletter nelle prossime settimane..
INDICE DEI CONTENUTI
01 / La possibilità di un “dopo” per Israele e Palestina
02 / Il tempo di Gaza
03 / Una proposta radicale per il futuro della Palestina
01 / La possibilità di un “dopo” per Israele e Palestina: voci, pratiche, pensieri per costruire un domani di pace
Redazione Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. (2025, 4 ottobre). Sumud – Resistenza. Pubblico. La Newsletter, n. 53.
La newsletter di PUBBLICO del 4 ottobre 2025 propone una rassegna stampa ridotta, che lascia spazio a consigli di lettura per capire la profondità storica, politica e umana del conflitto, e per riconoscere le voci che provano a immaginare alternative di pace e convivenza.
“The italian people made us smile in Gaza” (Gli italiani e le italiane ci hanno fatto sorridere), ha scritto la giornalista Eman Abu-Zayed in un articolo su Al Jazeera, che racconta l’emozione di scoprire i video delle proteste dall’Italia in solidarietà con Gaza (Internazionale). “La gente è stanca, non ce la fa più.
fondazionefeltrinelli.it
02 / Il tempo di Gaza
Anche quest’anno Il Manifesto ha dedicato uno speciale all’anniversario del 7 ottobre: tutto da leggere e da studiare. Abbiamo scelto due degli articoli che abbiamo trovato più interessanti ma consigliamo la lettura di tutto lo speciale.
LA MEMORIA DEL POGROM SEPPELLITA SOTTO 70MILA CORPI
TRUMP ALLA “RICOSTRUZIONE” DI GAZA, DALL’URBICIDIO ALLA NECROCITTÀ
→ LA MEMORIA DEL POGROM SEPPELLITA SOTTO 70MILA CORPI
Bascetta, M. (2025, 7 ottobre). La memoria del pogrom seppellita sotto 70mila corpi. il manifesto.
Che fine ha fatto il 7 ottobre, la memoria di quel sanguinoso pogrom che i miliziani di Gaza scatenarono due anni fa contro inermi cittadini israeliani? La risposta più diretta e immediata è che è finito sepolto sotto decine di migliaia di morti e una montagna di rovine.
ilmanifesto.it
→ TRUMP ALLA “RICOSTRUZIONE” DI GAZA, DALL’URBICIDIO ALLA NECROCITTÀ
Cremaschi, M. (2025, 7 ottobre). Trump alla «ricostruzione» di Gaza, dall’urbicidio alla necrocittà. il manifesto.
Il progetto di «ridisegno urbano» di Gaza, redatto da consulenti statunitensi e citato nel
ilmanifesto.it
progetto di accordo di Trump, propone un modello urbano inquietante. Lontano dall’essere
un’eccezione, rivela una logica già in atto in numerose metropoli contemporanee.
03 / Una proposta radicale per il futuro della Palestina
LA FINE DI ISRAELE
INTERVISTA A ILAN PAPPE’
→ LA FINE DI ISRAELE
Su spotify la prima parte dell’intervista che Eugenio Cau del Post ha fatto a Ilan Pappé sul suo ultimo libro La fine di Israele, edito da Fazi, 2025. L’ascolto della puntata integrale è riservata agli/alle abbonate al Post.
Uno dei più importanti e noti storici israeliani ha una teoria che prova a guardare lontano: sostiene che Israele sia destinato a crollare come progetto nazionale, e cerca di capire cosa arriverà al suo posto.
→ INTERVISTA A ILAN PAPPÉ
Mastrogiacomo, D. (2025, 29 settembre). Il sionismo è arrivato al capolinea – L’intervista esclusiva a Ilan Pappé. L’Espresso.
«Negli ultimi 20 anni si è imposta in Israele una visione molto marcata tra due anime ebraiche che hanno poco in comune. L’unica cosa che le unisce è un nemico: i palestinesi. Ma al di là di questo aspetto hanno una visione diversa, direi opposta, della società. La parte che per anni ha dominato è quella che possiamo chiamare la sinistra, i sionisti liberali. I quali restano comunque razzisti nei confronti dei palestinesi ma puntano a un Paese moderno che si ispiri all’Occidente. C’è poi un’altra ideologia che pensa che ci sia spazio in quella terra solo per gli ebrei».
lespresso.it
04 / Israele
Disappearing people, disappearing morals
Israele a due anni dalle stragi del 7 ottobre
Israele: economia di guerra e (in)sostenibilità politico-sociale
→ Disappearing people, disappearing morals
Noy, O. (2025, October 7). Disappearing people, disappearing morals – how two years has changed Gaza and Israel. The Guardian.
Orly Noy, giornalista, intellettuale, attivista, è una lucida osservatrice della società israeliana. Ex direttrice della rivista israelo-palestinese +972mag, oggi segue il media gemello Local Call. Ha scritto più volte negli ultimi due anni su come gli israeliani, o gran parte di essi, hanno reagito all’attacco di Hamas e dello scivolamento verso ciò che non esita a descrivere come fascismo.
Two years ago, days after the massacre of 7 October, I warned of revenge that would achieve nothing but yet more violence and suffering. I feared the unbridled Israeli response I knew would follow, but even in my worst nightmares I did not imagine it could amount to such systematic, calculated annihilation. I did not believe Israel would reach the point of starving people to death. I did not believe it would, on average, erase a classroom of children every single day for two whole years. Nor did I believe the world would permit Israel to do all this – a perverse, inverted antisemitism that effectively says: the rules of humanity do not apply to this Jewish collective
theguardian.com
→ Israele a due anni dalle stragi del 7 ottobre
Parenzo, S. (2025, 7 ottobre). Israele a due anni dalle stragi del 7 ottobre. Valigia Blu.
Traduttrice, editor e pubblicista, Sarah Parenzo vive da vent’anni in Israele dove ha conseguito un dottorato di ricerca sui risvolti etici e psicoanalitici della ricezione dello scrittore Abraham B. Yehoshua in traduzione italiana. Corrispondente di diverse testate per le pagine di cultura e politica estera, da un decennio collabora stabilmente con il servizio pubblico israeliano di riabilitazione psichiatrica.
Secondo Haviva Pedaya, studiosa di origine irachena e docente di storia e pensiero presso l’Università di Ben Gurion, la velocità con cui un evento localizzato in Israele-Palestina si è trasformato in un fenomeno globale, che coinvolge ormai le piazze di tutto il mondo, dimostra che ci troviamo di fronte a un’intersezione di cammini dove avvengono repentini scambi di ruoli tra colonizzati e coloni, vittima e carnefice, colpevoli e innocenti. Storicamente gli ebrei sono stati caricati di un simbolismo eccessivo, favorito dal fatto che si trattava di una minoranza straniera priva di territorio, che li ha resi rappresentanti dell’universale, della visione profetica, dell’etica e dei valori dell’umanesimo.
valigiablu.it
→ Israele: economia di guerra e (in)sostenibilità politico-sociale
Maranzano, P., & Romano, R. (2025, 29 settembre). Israele: economia di guerra e (in)sostenibilità politico-sociale. EticaEconomia – Menabò di Etica ed Economia, n. 244/2025.
Paolo Maranzano e Roberto Romano esaminano l’andamento dell’economia israeliana mostrando, in primo luogo che, salvo marginali eccezioni, governi e agenti economici a livello internazionale mantengono solidi scambi con quel paese. Inoltre, i due autori mostrano come il governo di Israele, attraverso un radicale cambiamento della composizione del proprio bilancio pubblico, stia rimodellando la struttura economico-sociale interna (ri)dando grande spazio all’industria bellica e a una economia basata sul conflitto permanente.
La resilienza del sistema israeliano dipende in larga parte dal sostegno commerciale e finanziario internazionale, in un intreccio di interessi a cui nessuno Stato sembra voler o poter sottrarsi. Non mancano, però, voci critiche: emblematici sono i casi della Norvegia, che mantiene rapporti commerciali con Israele ma ha avviato restrizioni e disinvestimenti per ragioni etiche, e della Turchia, che tramite il suo Ministro degli Affari Esteri ha dichiarato di aver interrotto completamente i rapporti economici e commerciali con Israele e chiuso il proprio spazio aereo ai suoi aerei e i porti alle sue navi.
eticaeconomia.it
05 / Giornalisti
I giornalisti uccisi dal 7 ottobre 2023 hanno superato il numero di quelli morti in un anno in tutti i conflitti nel mondo: la copertura mediatica ha giocato un ruolo decisivo nella guerra.
LA GUERRA DEI GIORNALISTI
→ LA GUERRA DEI GIORNALISTI
Selini, A. M. (2024, 1 settembre). La guerra dei giornalisti. Altreconomia.
Dopo aver attraversato una Gerusalemme deserta e tesa, i checkpoint riattivati e una Cisgiordania sempre più pericolosa, a “portarci” dentro Gaza è Andrea De Domenico, ex direttore dell’Ocha, l’Ufficio di coordinamento per le agenzie delle Nazioni Unite. “Quando rientrerete -dice, pensando ai giornalisti-, non troverete più Gaza come la conoscevate. Perché Gaza non c’è più”. Nell’attesa di farlo, e proprio per poter rientrare, ancora una volta, il passaparola è fondamentale: “La guerra dei giornalisti”.
altraeconomia.it
06 / Fine della guerra
Due articoli che riflettono sulla “fine” della guerra.
IL DOLORE E IL TRADIMENTO DEL POPOLO EBRAICO
QUANDO FINISCE LA GUERRA NON INIZIA LA PACE MA IL SILENZIO
→ IL DOLORE E IL TRADIMENTO DEL POPOLO EBRAICO
Cohen-Solal, A. (2025, 10 ottobre). Il dolore e il tradimento del popolo ebraico. il manifesto.
David N. Myers, professore alla Ucla ed ebreo praticante, e Chaim Seidler-Feller, rabbino e insegnante. Ecco le loro preghiere: «Per il peccato di aver profanato il nome di Dio e del giudaismo. Per il peccato di aver abbandonato il mitzvah (la missione) di riscattare i prigionieri. Per il peccato di aver portato morte e devastazione al nostro prossimo. Per il peccato di aver imposto la nostra sofferenza agli altri. Per il peccato di aver negato il diritto di vivere al nostro prossimo. Per il peccato di aver violato la dignità di altri esseri umani. Per il peccato di aver condotto una guerra di vendetta. Per il peccato di aver affamato delle persone, in particolare bambini innocenti. Per il peccato di aver rubato la terra altrui. Per il peccato di dominio e supremazia sugli altri. Per il peccato di indifferenza e cecità».
ilmanifesto.it
→ QUANDO FINISCE LA GUERRA NON INIZIA LA PACE MA IL SILENZIO
Abu Zayed, L. G. (2025, 10 ottobre). Quando finisce la guerra non inizia la pace, ma il silenzio. il manifesto.
Quando le bombe smettono di cadere, il mondo presume che la guerra sia finita e la chiama pace. Ma a Gaza il silenzio che segue il bombardamento non è pace; è l’inizio di un confronto con il vero dolore. Un cessate il fuoco non significa la fine, significa semplicemente che il rumore si è placato, permettendo alla voce del dolore di farsi sentire. Nel momento in cui viene dichiarata la calma, la memoria inizia a parlare. Il padre che ha perso suo figlio si sveglia ogni mattina con la sua immagine. La donna che ha detto addio al marito martire impara a parlare all’assenza stessa. Il bambino sopravvissuto porta negli occhi il ricordo di una casa ridotta in cenere.
ilmanifesto.it
Gabriella Cremaschi ha selezionato i molti materiali suggeriti da Rosita Poloni, Carmen Plebani, Gabriella Cavagna, Fabio Amigoni
Altri materiali
Tutti i materiali che abbiamo prodotto in questi due anni sono visionabili nella Raccolta tematica dedicata al conflitto.